venerdì 27 dicembre 2013

IL SEGRETO DIETRO LE PAROLE




Le parole sono sopravvalutate rispetto all'essenza stessa che esse, a volte, manifestano. L'unico aspetto che rende vivo il linguaggio è il suo contenuto vibrazionale, che ha poco a vedere con la vibrazione delle corde vocali.

Quando pronunciamo una parola qualsiasi, cosa accade in realtà?
Possiamo vedere la bocca emettere dei suoni a seconda della combinazione di consonanti e vocali che si pronunciano, e questi suoni si adattano alle diverse lingue, infatti in alcune lingue esistono delle consonanti che senza un adeguato allenamento non saremo in grado di pronunciare correttamente.
Ma perchè non comprendiamo una lingua diversa senza averla studiata a scuola?
Questo accade perchè la parola domina maggiormente l'aspetto razionale che, a prova di ciò, è quindi limitato e non comprende un linguaggio universale come quello delle vibrazioni o delle emozioni.
Se proviamo a discutere con un tedesco senza conoscere la sua lingua, ci affideremo più alle espressioni, con quelle si, che si possono parlare anche lingue diverse. Questo prova che l'aspetto razionale del cervello è, per sua natura, confinato e delimitatorio, a differenza di quello irrazionale e più affine all'aspetto emozionale dell'io, che è in grado di comprendere ciò che sta al di là della dialettica. Inoltre, in questi casi, sono più efficaci i gesti delle parole, ma ancora di più lo sono le vibrazioni.
Esiste infatti una sottile comunicazione tra le persone che elude le vie razionali per giungere direttamente a noi grazie alle percezioni che possono aiutarci a distinguere meglio quelle parole, altrimenti vuote e prive di singificato. Ma questo non è diverso dal limite che si può avere anche ascoltando la propria lingua, perchè rimane sempre l'aspetto vibrazionale ed emozionale a rendere le parole sostanziose, piene, ricche di singificato.
Ma cos'è il significato?
Non direi che questo possa essere spiegato attraverso le definizioni di wikipedia, tantomeno attravero volacobolari o enciclopedie, o attraverso lo studio di testi sacri a meno che non si abbia la capacità di distinguerne il contenuto simbolico, che rimane un fattore invisibile ma, tuttavia, percettibile. Quindi non è tanto la parola in sè che crea degli effetti quantici specifici tanto il contenuto della parola stessa, che può cambiare a seconda delle varie e soggettive collocazioni rispetto alla sostanza che possono manifestare.
Prendiamo ad esempio la parola Amore, questa parola può essere pronunciata allo stesso modo ma definire mille e diverse forme di amore. Questo può lasciarci intuire quanto il simbolismo sia in realtà molto più potente rispetto alla parola, perchè evoca in maniera diretta una specifica vibrazione, e può, pertanto, attrarre attorno a sè significati diversi che possono essere negativi, positivi, superficiali o profondi e così via.
Se osserviamo noi stessi mentre parliamo noteremo che le parole sono una serie di versi e rumori diversi e distinti che non sono differenti da un qualunque altro suono o rumore. Immaginate di creare degli effetti con la voce, come l'imitazione di rumori o giochi sonori.
Ma cosa rende la parola diversa da qualunque altro suono privo di significato?
E' ovvio che non è la parola in sè ad avere un contenuto ma le associazioni visive, emozionali o vibrazionali a loro associate.
Provate ad ascoltare un indigeno che discute con un suo simile emettendo parole strane e incomprensibili. Quelle parole non ci diranno nulla a meno che non andiamo a studiarci quella specifica lingua con tanto di pronuncia o abbiamo sviluppato particolari capacità percettive che potrebbero consentirci di comprendere il contenuto di quelle parole. Non servono parole per esprimere rabbia o gioia, basta guardare qualcuno negli occhi e avrà già detto moltissimo di sè.
In buona sostanza le parole sono solo ruomori, ma allora perchè hanno tutto questo potere?
La risposta è che all'interno di ogni parola scorre una vibrazione specifica ed è quella che esprime qualcosa di sostanzioso, che aggiunge a questa serie di suoni un contenuto, un'essenza.
Prendiamo un soggetto iper-razionale, che discute su concetti di natura tecnica e paragoniamolo ad un bravo poeta; potranno entrambi dire delle cose, in cui possiamo trovare anche gli stessi termini, eppure quegli stessi termini avranno un impatto diverso rispetto ad un linguaggio tecnico e quindi asciutto, lineare e privo di vibrazioni. La poesia di fatto lascia un grande spazio alle vibrazioni e può comunicare emozioni profonde e persino vissuti o aspetti spirituali.
In sintesi, le parole non esistono, ma esistono tutti quei mondi che tali mezzi possono lasciar confluire all'interno di uno spazio altrimenti vuoto, inesistente.
La preghiera in molti casi può avere il potere di richiamare in questa dimensione, mondi altrimenti alieni, concetti ricchissimi e dall'alto potere quantico, un potere che le parole vuote non potranno mai attivare. Basti pensare ai politici o ai preti inclini a suggestionare la gente attraverso manipolazioni ottenute proprio grazie alle parole.
In molti casi riusciamo a dire molto più di noi stessi rimanendo in silenzio, ascoltando, purchè sia il cuore ad ascoltare e non solo il cervello.
La musica è un esempio lampante dell'esistenza di una lingua universale e per certi versi, silenziosa, così come lo è l'amore e ogni altra forma di sentimento.

Gabriele Sortino


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