martedì 10 dicembre 2013

LA MIGLIORE ARMA



Quando un uomo cade, alla fine di tutto, si renderà conto che ha soltanto poggiato i piedi a terra; per arrivare più in basso occorrerebbe scavare, ma questo è impossibile. Finalmente egli guarderebbe la realtà senza filtri, ovvero, quegli effetti causati da altri effetti che sono la manifestazione del proprio status rispetto a quel settore caratteriale o animico. Quella parte di sè, nascondendosi all'evidenza, ha galleggiato nel proprio limbo in attesa di rinascere attraverso un'alchimia che uccide il vecchio per dare spazio al nuovo.


Sta di fatto che, quando affondiamo il nostro orgoglio, è vero che ci sentiamo deboli e vulnerabili, ma è anche vero che quella parte tanto "vulnerabile", racchiusa dentro al guscio, è soltanto un aspetto del sè che non vedeva la luce da molto tempo; un settore del corpo che viene improvvisamente irrorato di energia fresca e profumata, eliminando quegli elettroni ormai "acidi" e purulenti... così come non faceva da tempo, rappresenta la trasformazione, il riequilibrio rispetto a quell'ambito.
Egli si renderebbe conto di essersi liberato da un inutile peso.
Quel coraggioso sondarsi negli errori, nei limiti, lo avrebbe reso un uomo migliore; lo avrebbe ripagato della sua umiltà.
La salvezza sta nel riconquistare tutti i livelli della "corona" (dei chakras) a partire dall'accettazione degli opposti è del lato ombroso che caratterizza l'uomo nella sua natura; perchè soltanto l'unificazione di tutti questi aspetti dell'anima può consentirle di dominare pienamente gli elementi e quindi di lasciar riemergere quell'antica spada sepolta che le dona il potere di piegare l'avversario, di dominarlo... di acquietare quella parte del proprio sè che ha preso il controllo e reinvertire i ruoli lasciando riemergere quelli più ancestrali e profondi che restituiscono il dominio alla coscienza.

Gabriele Sortino


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